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Sei un maschio trentaseienne? Invitalia non crede in te

Pubblicato da in Opportunità ·
Tags: Invitaliafinanziamentiprestitiimprese a tasso zero
Paolo ha 36 anni, è laureato con lode in ingegneria elettronica e ha lavorato negli ultimi 7 anni (quasi 8) presso una PMI pugliese, spesso con ruoli di responsabilità. Complice la crisi, l'azienda a fine anno chiuderà e Paolo si troverà senza lavoro. Paolo ha una bella idea per creare una nuova impresa e competenze ed esperienze per farlo, ma non ha abbastanza soldi da parte e servono macchinari per un piano serio e redditizio.
Il cugino di Paolo, Antonio, ha 18 anni e per le terza volta prova a superare il quarto anno di scuola media superiore. Non brilla a scuola e non si è mai impegnato in qualcosa oltre il divertimento e le ragazze.
La nonna di Paolo, Ginetta, ha 80 anni e ha dedicato tutta la vita alla famiglia. E' una donna in gamba anche se, inevitabilmente, comincia a perdere un po' di lucidità e memoria.
Se voi aveste 100.000 euro da prestare a qualcuno per aprire un'azienda su chi puntereste?
Ecco, Invitalia sa di certo che su Paolo non lo farebbe: meglio che cerchi lavoro altrove, che magari emigri all'estero a caccia di finanziatori perchè il bando "Imprese a tasso zero" non lo prende proprio in considerazione. Molto meglio, secondo questa iniziativa, valutare giovani totalmente inesperti (purché under 35) o persino attempate vecchine ma giammai un maschio adulto e formato, magari con serie possibilità di creare una realtà imprenditoriale che porti anche nuovo lavoro a potenziali dipendenti.
Ampliare la platea di destinatari di un bando (peraltro di solo prestito, senza finanziamenti a fondo perduto) sarebbe stato molto più utile visto che sembra piuttosto miope pensare che un'impresa creata da un giovane abbia più chance di quella tirata su da chi ha esperienza sul campo. Ben venga, sia chiaro, investire sui giovani e favorirne la crescita professionale o premiarne l'inventiva ma è folle farlo a scapito di chi l'esperienza se l'è fatta sul campo e, probabilmente, conosce meglio il mondo del lavoro e dell'imprenditorialità.
Il rischio, tra l'altro, è che chi ha la "sfortuna" di essere maschio e adulto, ricorra a mogli o figli "di comodo", magari avvantaggiati dal fatto di non avere patrimoni intestati e, dunque, senza danni tangibili in caso di mancata restituzione del prestito. Si incentiverà, dunque, il fiorire di prestanome e logiche sommerse quando sarebbe molto più sensato dare la possibilità a tutti di presentare una domanda, valutando semplicemente l'idea imprenditoriale e non l'anagrafe...



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