E' stata un'esperienza interessante e formativa ma non ha avuto successo.
Era chiaro fin dall'inizio che raggiungere il target di 8.000 euro rappresentava un'impresa ai limiti dell'impossibilità in un Paese come l'Italia, in cui non si è ancora affermato significativamente il concetto di crowdfunding e forse mai ci riuscirà.
Ci abbiamo provato, abbiamo raggiunto quasi 2.000 euro, comunque una buona cifra, ma non abbastanza e, soprattutto, appare evidente che non ci sono i margini per incrementare significativamente questo monte donazioni.
Inutile andare avanti, dunque!
La pagina Facebook è stata già spenta e presto lo saranno anche i siti di supporto. La richiesta di chiudere in anticipo la campagna non è stata accolta da Eppela che, in base alle proprie (rispettabilissime) regole non prevede questa opzione, per cui, appena si arriverà al 3 ottobre, con la fine del crowdfunding sarà anche possibile spegnere i portali che presentavano il progetto.
L'iniziativa ha fornito comunque un paio di spunti interessanti per una lesson learned da condividere:
- In Italia il crowdfunding (ma anche i possibili investitori) guarda con maggiore attenzione a progetti già in essere piuttosto che a idee progettuali che cercano fondi per essere finanziate e realizzate
- Il concetto di ricompensa legata ad una donazione potrebbe risultare limitante per quelli che sono i progetti di maggiori esigenze economiche: sarebbe interesante pensare di proporre una forma di crowdfunding basata su una reale contropartita in valore. In pratica la donazione potrebbe essere sostituita da una promessa di acquisto di uno o più dei beni o servizi realizzati dall'iniziativa. Ad esempio, se propongo un progetto di cancelleria ecosostenibile, potrei proporre per ciascun importo uno dei prodotti e, quindi la donazione si trasformerebbe in un potenziale acquisto "certo", da concretizzare solo in caso di successo della campagna